Articolo tratta da www.conquistedellavoro.it
Maratona a palazzo Chigi per tentare di chiudere con un accordo tra governo e parti sociali la riforma del mercato del lavoro. L’incontro è iniziato con oltre un’ora di ritardo rispetto alle 16 programmate perchè prima dell’avvio – a quanto si apprende – il governo ha incontrato separatamente sia i leader dei sindacati, Cgil, Cisl, Uil e Ugl, sia di Confindustria.
Aprendo il confronto, il premier Mario Monti ha espresso l’auspicio che possa trattarsi della “riunione conclusiva, o quasi”, poi ha richiamato le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perchè “prevalga” l’interesse generale. Obiettivo della riunione – ha spiegato ancora Monti – sarà “la verbalizzazione delle varie posizioni di accordo e disaccordo più che pensare a un documento contrattuale”. Documento che “costituirà la base di proposta che il Governo presenterà successivamente al Parlamento che rimane l’interlocutore principale”.
Al tavolo, per il governo, siedono anche i ministri del Lavoro Elsa Fornero, dello Sviluppo economico Corrado Passera, il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli e il viceministro del Lavoro Michel Martone.
Il ministro Fornero ha sottolineato che il dialogo tra le parti continuerà oltre il confronto odierno per la scrittura delle norme. “Alcune questioni di dettaglio possono ancora avvantaggiarsi con il vostro contributo”, ha spiegato il ministro, ribadendo che “il contratto di lavoro a tempo indeterminato diventa quello che domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratori e imprese”.
Il percorso di lavoro inizierà con “un apprendistato vero – ha aggiunto – un investimento per formazione e non per flessibilità”. Seguirà una “stabilizzazione” e la formazione.
“Questo – ha aggiunto – è il contratto sul quale le imprese e i lavoratori si devono impegnare per quell’incremento di produttività necessario affinchè questo paese cresca”.
Presenti le nove sigle tra organizzazioni sindacali e datoriali, con i rispettivi leader: Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl), Luigi Angeletti (Uil) e Giovanni Centrella (Ugl), Emma arcegaglia (Confindustria), Giuseppe Mussari (Abi), Marco Venturi (Rete Imprese Italia), Luigi Marino (Alleanza delle cooperative) e Aldo Minucci (Ania).
Il nodo da sciogliere resta l’articolo 18. Alla fine l’ultima proposta formulata dal governo è quella del modello tedesco con qualche correttivo: reintegro garantito per i licenziamenti discriminatori; indennizzo per quelli individuali per ragioni economiche; elencazione delle causali per i licenziamenti disciplinari con il giudice del lavoro che dovrà decidere tra il reintegro e l’indennizzo, per il quale probabilmente non sarà fissato un tetto massimo. I sindacati guardano all’unità ma le posizioni, alla prova dei fatti, restano tutte da verificare.
“Faremo di tutto perché si arrivi ad una conclusione” – assicura il segretario generale aggiunto Cisl, Giorgio Santini, che giovedì sarà a Berlino con Luigi Angeletti, per incontrare la cancelliera Angela Merkel, nell’ambito di un vertice tra sindacati di diversi paesi europei promosso dal sindacato tedesco Dgb.
“Tra di noi non c’è divisione sulla necessità che in questa trattativa non venga smantellato l’articolo 18 che vogliamo difendere, anche con delle modifiche. Ci sono delle valutazioni diverse sulla capacità di far cambiare l’opinione del Governo e delle parti datoriali, Confindustria in particolare, che in questo momento hanno posizioni che noi non condividiamo”.
Secondo Santini, “per fare un accordo bisogna fare tutti un passo avanti sul terreno della capacità di trovare una mediazione. Non bisogna far diventare la questione dell’articolo 18 uno specchietto distorsivo della realtà. I problemi sono altri; le assunzioni, le riassunzioni, la tutela quando si perde un lavoro, la ripartenza dell’economia e su questo penso si possa trovare la forza anche per superare questa difficoltà dell’articolo 18”.
(20 marzo 2012)