Un sistema pubblico messo in condizione di funzionare costituisce un valore e non un peso come, invece, in troppi cercano di far credere. E questo è ancora più vero per un settore come quello della ricerca che di politiche destinate alla crescita si nutre. Invece gli ultimi anni sono stati caratterizzati da tagli netti agli investimenti e da iniziative legislative incapaci di produrre norme in grado di valorizzare il settore e che spesso ne hanno pure penalizzato
le potenzialità. Un contesto difficile quello definito dalla Fir Cisl, la Federazione della Ricerca, secondo cui non è
più sostenibile il ritardo, provocato dai ministeri competenti, rispetto alle autorizzazioni delle poche assunzioni previste da norme già approvate. ”Siamo ancora in attesa del decreto autorizzativo per le assunzioni a valere sulle risorse rese disponibili dai pensionamenti degli anno 2009 e 2010 – dichiara Giuseppe De Biase, segretario generale Fir Cisl – e dal 2010 la sua situazione è ancor più critica, considerato che si potranno effettuare assunzioni utilizzando
soltanto un quinto delle risorse liberate dai pensionamenti”.
Per la categoria ci si è mossi in maniera scomposta, frazionando le competenze e non con quella attenzione strategica di cui la ricerca ha bisogno. ”la riduzione degli enti di ricerca è una scelta infelice – sottolinea De Biase – ma nonostante questo, con tanti sacrifici, riusciamo ad andare avanti, anche se con sempre maggiore difficoltà”.
A descrivere il malessere la Fir cita un dato davvero preoccupante: per la prima volta negli ultimi vent’anni si è registrata una riduzione della produzione scientifica, chiara conseguenza dei mancati investimenti.
”Dobbiamo aprire una nuova fase per valorizzare la ricerca italiana – conclude De Biase – una fase del fare. Al Governo chiediamo atti concreti che consentano al sistema Italia di poter continuare a contare su ricerca e innovazione”.
LEGGI. Scarica la pagina di Conquiste del Lavoro (del 13 ottobre 2011)